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L’Aspo Italia, l’associazione che riunisce studiosi ed esperti nei campi dell’energia, delle risorse, dell’economia e dell’Ambiente impegnata nello studio degli scenari di transizione energetica del Paese, invita con una nota stampa, il Mase a rendere pubblici al più presto i dati, le assunzioni e i calcoli delle analisi di scenario al 2050 con e senza nucleare incluse nel PNIEC del primo luglio 2024.
“Nel PNIEC pubblicato dal MASE il 1° luglio 2024 – scrive l’Aspo – si afferma che uno scenario nucleare con una quota conservativa dell’11% comporterebbe “un costo stimato di circa 17 miliardi di € inferiore al costo dello scenario senza nucleare, su tutto l’orizzonte temporale preso a riferimento.”
Un risparmio esiguo per un’impresa ad alto rischio e politicamente controversa come si è fatto notare nell’articolo “La scalata al Net Zero, senza miraggi nucleari, né chimere californiane” pubblicato sul blog REA dell’associazione ASPO Italia (https://aspoitalia.wordpress.com/2024/07/24/la-scalata-al-net-zero- senza-miraggi-nucleari-ne-chimere-californiane/).
A fine luglio, il ministro Pichetto Fratin ha rilasciato delle dichiarazioni, tra cui un’intervista concessa a l’Arena (https://www.larena.it/iniziative/sostenibilit%C3%A0/news/una-transizione-giusta-sul-piano- ambientale-sociale-ed-economico-1.12399143/amp ), in cui dichiara che con un 22% di nucleare si risparmierebbero “intorno ai 34 miliardi di euro l’anno”, frase molto diversa da quanto riportato nel PNIEC.
Si raddoppia il risparmio (da 17 a 34 miliardi) raddoppiando (dall’11 al 22%) la quota nucleare, ma soprattutto si parla per la prima volta di un periodo di riferimento annuale, che non ci risulta fosse mai apparso fino ad allora in nessun documento ufficiale del MASE o dichiarazione pubblica del ministro.
Fermi restando gli altri sostanziali motivi che rendono fortemente problematica la scelta nucleare, è evidente che parlare di 17 miliardi di risparmio complessivi da qui al 2050 per un 11% di nucleare, è ben diverso dal sostenere che con un 22% si otterrebbe un risparmio di 34 miliardi all’anno.
Queste cose non possono accadere. Il PNIEC è uno strumento fondamentale non solo per la pianificazione della transizione energetica, ma anche per consentire la partecipazione consapevole dei cittadini a questo vitale processo di trasformazione della società italiana e del Paese.
I dati sia tecnici che economici rilasciati dal MASE non possono essere così incerti e ballerini.
Denunciamo l’assoluta carenza delle informazioni tecniche ed economiche su questo specifico scenario contenute nel PNIEC di inizio luglio e auspichiamo che il MASE rilasci quanto prima il rapporto dettagliato contenente i dati, le assunzioni e i calcoli delle analisi di scenario al 2050, da cui sono stati estratti i pochi dati riportati nel PNIEC”.
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