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“Ci siamo detti che il settore delle telecomunicazioni, i servizi di telecomunicazioni e quindi le aziende sono nevralgici, sono strategici proprio per l’evoluzione economica e del tessuto produttivo oltre che sociale del Paese. A questo aggiungerei un ulteriore elemento: sicuramente il mercato italiano è un mercato che non soffre una crisi di domanda”.
Così Sabrina Casalta, CEO Vodafone, nel suo intervento nel corso del Forum Nazionale delle Telecomunicazioni “Connessi per l’Italia” in corso a Roma.
“Abbiamo il traffico sulle nostre reti che negli ultimi cinque anni ha registrato una crescita del 100% sulle reti fisse e di oltre il 250% sulle reti mobili. Nel mondo delle aziende il livello di digitalizzazione è sostanzialmente in linea oggi con quello della media europea, intorno al 60%. E quello che vedo è la parte che manca, che dobbiamo andare a raccogliere, che è l’ulteriore 40%, e ci sono ancora possibilità di sviluppo proprio per la crescita del Paese in ottica di superamento del digital divide. Un digital divide che è geografico, in alcuni casi è anche sociale. In questi anni gli operatori di telecomunicazioni, quindi la gran parte di noi che siamo su questo palco, non abbiamo smesso di investire.
Nell’ultimo anno le aziende di telecomunicazioni hanno complessivamente espresso investimenti per 7 miliardi di euro, sostanzialmente in linea con la media degli ultimi anni. E in misura proporzionalmente più alta di quello che fanno i nostri colleghi e i nostri equivalenti in altri Paesi in Italia. Di fatto il settore reinveste nelle proprie reti e nell’evoluzione più del 25% dei ricavi. In altri paesi, come la Germania, questa percentuale è stabilmente da anni sotto il 20%.
Purtroppo la situazione del settore italiano è quella di un settore che non solo, come in altri Paesi europei, non ritorna in maniera sufficiente per restituire il costo del capitale investito, ma di fatto in Italia i ritorni sono pressoché prossimi allo zero. E questo tema credo sia stato messo a fuoco molto bene dai colleghi e più recentemente anche dal rapporto Letta piuttosto che dal rapporto Draghi, che presenta anche delle delle aree di intervento riprese anche prima che sono assolutamente condivisibili, e rispetto alle quali credo sia opinione comune quella di avere l’auspicio che possano essere poi riflesse anche in una politica industriale del Paese a sostegno del settore e più in generale della digitalizzazione e della crescita dell’economia. Di queste misure però vorrei soffermarmi un attimo su una in particolare che forse è rimasta un po tra le tra le righe finora e che riguarda lo spettro. Lo spettro rappresenta un fattore produttivo un elemento fondante per la connettività del Paese.
Prima dicevamo che le aziende di telecomunicazioni investono stabilmente in Italia 7 miliardi all’anno. A questi negli ultimi anni si sono aggiunti poco meno di 7 miliardi per lo spettro 5G, che quindi è di fatto un anno in più di investimento. Se lo rapporto agli investimenti del settore sulle reti mobili è come dire che le aziende di telecomunicazione per avere accesso allo spettro hanno investito 2 o 3 anni di investimenti sulle reti mobili che in qualche modo possono anche spiegare un certo rallentamento o comunque una possibile parte del gap che come Paese esprimiamo, anche se lo guardo rispetto ad altri Paesi.
L’asta 5G è stata sicuramente non di grande valore da questo punto di vista per il settore. Le frequenze in Italia, a parità di popolazione, a parità di spettro disponibili, sono costate a noi operatori quattro volte tanto quanto sono costate in UK e tre volte tanto quanto sono costate in Germania. E da qui quindi, per essere in qualche modo concreti e anche puntuali, io credo che sia a questo punto una necessità imprescindibile più che un’opzione quella di intervenire sullo spettro estendendo la durata delle licenze, come peraltro è stato ripreso anche nel rapporto Draghi, parlando di almeno duplicare la durata delle licenze per l’utilizzo dello spettro. Questo permetterebbe di valorizzare gli investimenti già fatti in quest’ambito dagli operatori del settore e di dare, se volete, una predicibilità rispetto a un vero lungo termine e quindi permettere a noi operatori di definire dei piani di investimento che siano sostenibili, difendibili e chiaramente con un rischio associato che sia ridotto proprio perché non avremo l’incertezza rispetto alle condizioni di accesso allo spettro”.
The post Forum Tlc, Casalta (Vodafone): aziende tlc hanno investito 7 miliardi nell’ultimo anno. Lavorare sul digital divide first appeared on AGEEI.