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“Ammetto di aver avuto molti dubbi se venire qua stamattina, perché i problemi che i colleghi hanno raccontato in modo perfetto, e che sottoscrivo in pieno, sono gli stessi che affrontiamo ogni anno. Noi l’anno scorso ci siamo trovati con gli stessi problemi, oggi ci troviamo, dopo 365 giorni, che non è stato risolto uno”.
Così Gianluca Corti, AD WindTre, nel suo intervento nel corso del Forum Nazionale delle Telecomunicazioni “Connessi per l’Italia” in corso a Roma.
“Anzi, ce ne sono di nuovi, quindi estemporanee iniziative che comportano oneri burocratici e proprio monetari alle nostre aziende. L’anno scorso, qualche giorno prima dell’evento, c’era stata una buona notizia: l’aumento dei limiti elettromagnetici, aumento timido. Tutto sommato è stato evidente il fatto che il cosiddetto ‘costo politico’ poi non c’è stato, quindi speriamo che i limiti vengano armonizzati rapidamente a livello europeo.
Ma si tratta di un intervento molto apprezzato da parte nostra nei confronti di questo Governo, perché erano anni che il tema era sul tavolo e nessuno aveva fatto nulla: quindi era sembrata l’alba di un nuovo momento in cui ci sarebbero stati ulteriori interventi. Questi temi sono strutturali, serve una politica industriale su cui noi possiamo fare poco.
Cosa vogliamo fare noi? vogliamo continuare a investire: vorremmo investire di più, però chiaramente serve quello che hanno detto tutti, e cioè un’idea di ritorno degli investimenti. Peraltro i nostri azionisti sono tutti stranieri, quindi noi siamo addirittura più motivati a convincerli ad investire nel Paese. Ebbene quello che vediamo, quello che abbiamo detto per anni, è ‘Attenzione, gli investimenti caleranno’. È vero, parliamo ancora di 7 miliardi di euro del privato. Sono tantissimi, però intanto sono 600 milioni in meno rispetto a tre anni fa. E attenzione, c’è un po il doping del PNRR in questi numeri.
Gli investimenti, come previsto, si stanno riducendo. Di questo passo uno dei grandi operatori ci lascerà le penne, e Tim ce l’ha spiegato, è stata costretta per sopravvivere a cedere la rete fissa. Magari l’avrebbe fatto ugualmente perché lo ritiene corretto, ma senza quella manovra non aveva alternative. E signori, siamo all’alba di un momento, penso triste per tutti noi, perché Vodafone ha deciso di vendere Vodafone Italia. Qui parliamo, dai tempi di Omnitel, poi Vodafone Italia, di una delle migliori aziende italiane nel settore telecomunicazioni, una delle migliori aziende d’Italia in generale. Quindi un’azienda straordinaria che per anni è stata il gioiello della regina inglese e che oggi il gruppo ha deciso di mettere sul mercato, ha deciso di abbandonare il Paese.
Questi sono dati oggettivi che ci devono far riflettere perché bisogna, come hanno detto tutti, cambiare passo. Io personalmente apprezzo l’esempio con cui il Governo sta anche cercando di attirare altri investimenti, sempre stranieri, anche nel nostro settore.
Secondo me è positivo, se arrivano investimenti nel settore arrivano investimenti e nel Paese, in Italia, si genera ricchezza e ne beneficiamo tutti. Però attenzione, per far sì che questi abbiano un risultato netto positivo bisogna garantire il fatto che chi già investe da tanti anni nel Paese, appunto 7 miliardi di euro, 100.000 dipendenti nel settore, continui a farlo a quel ritmo, altrimenti c’è il rischio che arrivi qualcun altro e metta qualche centinaio di milioni.
Noi continuiamo a scegliere il nostro investimento, ma poi finito il doping scendono, e il netto poi rimane rimane negativo. Quindi cosa chiediamo? Noi non chiediamo soldi, chiediamo la possibilità di aumentare i nostri investimenti. Abbiamo delle idee su come superare questi temi diciamo di sistema: i Governi passati hanno utilizzato lo spettro per fare cassa; ci si avvicina alle scadenze, quindi è bene affrontare il problema oggi perché se poi ci si avvicina troppo ci sarà sempre un Governo che ha interesse a monetizzare”.
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