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“Sono molto d’accordo con quanto è stato detto finora, e penso che il punto sia proprio il metodo. Siamo in questa sala tutti d’accordo sul fatto che le infrastrutture di telecomunicazioni debbano essere al centro della politica industriale del Paese, ma per un motivo molto semplice: perché i guadagni di efficienza, di produttività, di competitività di tantissimi altri settori sono proprio direttamente proporzionali a quanto noi investiamo nelle reti, e quindi non si può trattare il nostro settore come fosse un settore a sé stante, indipendente dall’impatto invece che ha su tutti gli altri o quasi tutti gli altri settori dell’economia”. Così Benedetto Levi, AD Iliad Italia, nel suo intervento nel corso del Forum Nazionale delle Telecomunicazioni “Connessi per l’Italia” in corso a Roma.
“Ne è la prova tangibile la proporzione molto elevata di investimenti che sono dedicati alla connettività nel PNRR. Quindi credo che il punto sia proprio il metodo: sul merito siamo sostanzialmente d’accordo, ma è il metodo che evidentemente non ha funzionato e non sta funzionando, e questo è probabilmente il luogo migliore essendoci presenti, essendo presenti tutte le parti, per provare a ragionare su quale deve essere il metodo – ha detto Levi -. Da qui in avanti vorrei concentrarmi su due esempi molto concreti, ma io credo molto espliciti: il primo riguarda la lotta alla pirateria. Credo che siamo tutti assolutamente d’accordo nel merito, che è una lotta sacrosanta. Quindi come azienda noi siamo diventati sponsor della Serie A, a dimostrazione del fatto che ci crediamo, investiamo e vogliamo che l’ecosistema del calcio ovviamente abbia tutti i ricavi che deve avere e non vengano questi erosi da attività illegali. Il problema di nuovo è il metodo, e quindi sono state messe di fatto imposte sulle nostre società: tutta una serie di misure estremamente onerose in un percorso che non è stato minimamente condiviso. Quindi sono arrivate, sono piombate dall’esterno una serie di misure che rendono per noi i processi e i costi molto elevati per andare a bloccare i contenuti, come se fossimo noi di fatto diffondere e a generare i contenuti illegali. Di fatto noi siamo il canale sul quale i contenuti generati da altri vengono trasmessi. Eppure noi dobbiamo sobbarcarci una parte importantissima di questi costi, di questi processi per bloccare live questi contenuti illegali. Tipico esempio di procedura che non è stata affatto condivisa e che va proprio in direzione opposta rispetto all’ecosistema di cui si stava parlando”.
“Altro esempio sono i processi di vendita delle SIM attualmente in in discussione, e quindi i cambiamenti a questi processi. Di nuovo nulla da dire sul merito, ma viene la sensazione – molto tangibile – che non venga minimamente preso in considerazione l’impatto che le misure che vengono discusse a livello legislativo hanno poi concretamente sulle Telco – ha proseguito Levi -. Quindi cambiare il processo di vendita vuol dire cambiare i sistemi IT, e quindi imporre un cambiamento al processo di vendita delle SIM vuol dire imporre agli operatori cambiamenti nei loro sistemi informatici, formazione alla forza vendita, cambiamento della contrattualistica. Di nuovo nulla da dire nel merito, ma non si può imporre queste modifiche dall’esterno senza avviare un percorso condiviso. Credo che in generale il messaggio che portiamo oggi sia uno: dobbiamo su tutti i fronti, che sia quello del rinnovo del contratto, che siano le misure sui processi di vendita, che sia la lotta alla pirateria. Serve un percorso veramente condiviso e, se come ci stiamo dicendo oggi, come dicono le istituzioni, le telecomunicazioni sono il fulcro per lo sviluppo e per la competitività di questo Paese, ecco, non possono essere considerate importanti a parole ma poi nei fatti soltanto usate per andare a tappare buchi o a ottenere ricavi nel breve termine. Bisogna veramente che diventino il il fulcro della politica industriale che si avviino questi percorsi condivisi”, ha concluso Levi.
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