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L’energia per il riscaldamento e il raffreddamento rappresenta quasi il 50% del consumo finale lordo di energia dell’UE.
I recenti dati pubblicati da Eurostat segnalano che in Europa il consumo finale lordo di energia rinnovabile per il riscaldamento e il raffreddamento è aumentato gradualmente nel tempo, grazie soprattutto al contributo di biomassa e pompe di calore.
Nel 2021 però l’Ufficio Statistico dell’UE segnala che, in seguito alla ripresa economica dopo l’abolizione delle restrizioni da Covid-19, è aumentato anche il consumo lordo di tutti i combustibili e, di conseguenza, la percentuale di energia rinnovabile nel consumo finale lordo per riscaldamento e raffreddamento, è diminuita di 0,1 punti percentuali, passando dal 23,0% nel 2020 al 22,9% nel 2021, anche se la produzione con le fonti green è cresciuta.
Si tratta in ogni caso di una quota in costante aumento dal 12% nel 2004 al 22,9% dello scorso anno e di una crescita simile a quella osservata per la quota complessiva di energie rinnovabili, che è passata dal 10% nel 2004 al 37% nel 2021.
Hanno contribuito a tali risultati nell’ambito dell’uso delle energie rinnovabili nel riscaldamento e nel raffreddamento, gli sviluppi tecnologici nel settore industriale, nei servizi e nelle scelte delle famiglie (compresa l’elettrificazione del riscaldamento tramite pompe di calore).
Le fonti di energia rinnovabile utilizzate per il riscaldamento e il raffreddamento includono il solare termico, l’energia geotermica, le pompe di calore, i biocarburanti solidi, liquidi e gassosi e la parte rinnovabile dei rifiuti.
Ma non tutti i paesi sono ugualmente virtuosi: la Svezia si è distinta tra gli Stati membri dell’UE con oltre due terzi (68,6%) dell’energia utilizzata per il riscaldamento e il raffreddamento nel 2021 proveniente da fonti rinnovabili (soprattutto biomassa e pompe di calore), seguita da Estonia (61,3%), Lettonia (57,4%) e Finlandia, con più della metà dell’energia utilizzata per il riscaldamento e il raffreddamento proveniente da fonti rinnovabili (52,6%).
L’Islanda (paese EFTA) si distingue con l’80% di energie rinnovabili utilizzate per il riscaldamento e il raffreddamento (soprattutto grazie all’energia geotermica). Al contrario, in Irlanda (5,2%), Paesi Bassi (7,7%) e Belgio, al 9,2%, le fonti rinnovabili hanno contribuito meno al riscaldamento e al raffreddamento.
Tutti gli Stati membri dell’UE hanno registrato un aumento dal 2004 al 2021, la crescita maggiore è stata a Cipro (+32,1%), seguita da Malta (+30,3%), Estonia (+28%) e Svezia (+22,7%).
E in Italia? Nel nostro paese c’è stato un piccolo peggioramento: la percentuale di energie pulite usata per il riscaldamento e raffrescamento, che nel 2017 era del 20%, nel 2021 è scesa al 19,7% , in leggero calo rispetto all’anno precedente e circa 3 punti meno della media UE.
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